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La profonda linea che separa i fotografi improvvisati dai manifestanti

DISCARICHE. Mi hanno sempre detto che la verità è molteplice. Io non ci ho mai creduto. La verità è sempre una sola.
La verità è che al sit-in di oggi, 30 dicembre, in Piazza del Plebiscito - sotto ai portoni dietro i quali si celavano seduti ad un tavolo i sindaci dell’area vesuviana convocati per la conferenza dei servizi in merito all’apertura della cava Vitiello - c’erano si e no 100 persone. La verità è che al 99 % degli abitanti cresciuti all’ombra del Vesuvio, la sorte del loro territorio, e della loro salute, non interessa.
La verità è che, fra le 100 persone presenti alle falde del palazzo del potere, c’erano tanti ragazzi arrabbiati, delusi dall’immensità vuota della piazza … c’erano un bel po’ di ragazzi sciolti. Senza etichetta. La verità è che questi ragazzi da soli hanno deciso di bloccare la stradina che dalle rampe di Pizzo Falcone scende fin giù la piazza, la verità è che questi ragazzi senza tessera hanno scatenato i clacson. La verità è che questi ragazzi hanno difeso DA SOLI il loro territorio proprio mentre a dieci metri di distanza dal blocco stradale e dai poliziotti dall’elmetto blu, i soliti volti della politica non hanno perso tempo per farsi intervistare da questa o quella testata locale. La verità, facile da immaginare, è che mentre qualcuno provava ad urlare, qualcun altro a bassa voce sfilava dinanzi alle telecamere, ben attento a che gli schizzi di tensione non gli arrivassero addosso. La verità, infine, è che c’erano anche dei professionisti che, macchina fotografica e videocamera alla mano, documentavano la protesta; ma allo stesso tempo la verità è che c’erano tanti altri fotografi improvvisati che, mentre la polizia spingeva per riportare l’ordine, te li ritrovavi a scattare fotografie a chi spingeva ed urlava. Assieme ai flash dei professionisti, dunque, tanti altri piccoli fotografi in erba – e magari dalle strumentazioni inadeguate alle loro capacità – si divertivano a fotografare chi, ARRABBIATO, urlava nel disperato e drammatico tentavo di impedire l’apertura della Cava Vitiello nel Parco Naturale del Vesuvio.
La verità è che, alla fine, la conferenza dei servizi ha sospeso l’apertura della cava. Almeno per ora. Anni di scetticismo ci portano a pensare che sia soltanto questione di tempo. Che la cava comunque aprirà. Di sicuro la verità è una e, nonostante da oggi politica e fotografi improvvisati faranno a gara per accaparrarsi un pezzo di successo per questa piccola vittoria, chi c’era sa chi urlava e chi sfilava. Chi c’era sa chi urlava e chi fotografava. Come se non bastassero i filmati della digos…

Il giovane Alessio


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