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LA DISCARICA DA MILIONI DI TONNELLATE NEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO

“All’incirca 12 euro a tonnellata: potremo rifare le strade, dare un’aggiustatina al paese e fornire nuovo impulso all’economia. E tutto questo, senza subìre alcun danno. Ho visto come lavorano i militari: sono bravissimi! Sono stato nel sito di Sant’Arcangelo Trimonte: non è una discarica, ma una fabbrica di confetti. Ecco, noi avremo una fabbrica di confetti che produrrà oro. Insomma, altro che casinò. Meglio di un casinò.”
Le parole entusiastiche del sindaco di Terzigno Domenico Auricchio sigillarono, semmai ce ne fosse stato bisogno, quasi un anno fa e prima che le discariche entrassero a regime, la decisione del Governo di aprire la discarica Ex-SARI, in località Pozzelle – Terzigno, a circa 600 metri dal centro abitato di Boscoreale, era il maggio 2009. Si arriverà dopo pochi messi alla saturazione della discarica tampone, ma finalmente nel febbraio 2010 il governo decreta l’apertura di un’altra discarica dalle dimensioni notevolmente più grandi e con un diametro ben più ampio della bocca del Vesuvio. Di fondamentale importanza per l’immagine del governo, perché nascosta alla vista delle troupe televisive (emergenza? tutto risolto) dalla circostante geografia, è destinata ad accogliere i rifiuti della Campania per i prossimi 12 anni. Quali rifiuti? Rifiuti indifferenziati: Art. 9 comma 2 decreto-rifiuti: “presso le discariche è inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti contraddistinto dai seguenti codici CER: 19,01,11: ceneri pesanti e scorie contenenti sostanze pericolose; 19,01,13: ceneri leggere contenenti sostanze pericolose; 19,02,05: fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose; 19,12,11: altri rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti contenenti sostanze pericolose”. Vogliamo ricordare dove? Sulle pendici del Vesuvio, il vulcano più famoso del pianeta, visitato da circa due milioni di turisti l’anno, in pieno Parco Nazionale, Riserva mondiale Unesco, Zona di protezione speciale dell’Unione europea. Eccellente sito per nascondere l’emergenza agli occhi del mondo. Forse. Perché negli ultimi mesi, complici i miasmi nauseabondi che provengono dal passaggio e sversamento di centinaia di camions al giorno, i cittadini dei comuni limitrofi di Boscoreale Boscotrecase e Terzigno, facenti parte anche dell’Ente parco, hanno cominciato a ribellarsi a un mostro che prende vita a poche centinaia di metri dalle loro vite. Nonostante la militarizzazione della discarica, le intimidazioni repressive, e nonostante la timida e lenta presa di coscienza delle amministrazioni locali come sempre preoccupate più della politica elettorale che di quella ambientale, più di compiacere i propri potenti referenti che di rispondere a quelli tra i loro cittadini che per primi hanno avvertito il pericolo, la puzza di morte, la preoccupazione della morte stessa. Predetta da alcune Sibille, questa volta incredibilmente chiare nel responso, e quindi puntualmente prevista e decretata, la morte di un territorio dal valore incalcolabile e della sua stessa popolazione sembrerebbe lenta e inesorabile, e come in tantissimi luoghi in Campania si rischia e si vive l’aumento di quelle patologie che sono la diretta conseguenza dell’avvelenamento della terra. Gli untori sono noti, chi non conosce gli affari della camorra? Chi non conosce la gallina dalle uova d’oro, le possibilità d’investimento che offre la “munnezza”, l’oro sporco? E pure il governo, gli amministratori e i solutori di problemi hanno fatto quadrare il cerchio, poi l’hanno militarizzato e riempito d’oro, dimostrando che dopo decenni d’emergenza la soluzione era lì a portata di mano: non indicarla vuol dire avere avuto le mani impegnate a fare qualcos’altro, nel frattempo. E nel frattempo erano volati via miliardi di euro. Insomma riprendendo le parole del sindaco di Terzigno: “meglio di un casinò”.
Marco Luongo

a seguire:
Considerazioni sulla opportunità di una discarica a Terzigno
A cura di Angelo Genovese con il contributo del Coordinamento dei Comitati Civici di Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno.

POPOLAZIONE RESIDENTE NEI COMUNI PIÚ PROSSIMI ALLA DISCARICA
Terzigno 15.870
Boscoreale 27.168
Boscotrecase 10.638
Trecase 9.179


Illogicità urbanistica della ubicazione della discarica.
Semplicemente osservata sotto il profilo dell’opportunità urbanistica, la scelta della discarica di
Terzigno appare veramente illogica almeno per i seguenti motivi:
1) É ubicata in un Parco Nazionale.
2) É ubicata nella Provincia con la più alta densità abitativa d’Italia.
3) Il criterio della compartimentazione per Province non ha alcun senso, se non quello di
una rozza semplificazione amministrativa, in quanto la pianificazione deve essere
regionale.
4) Le strade di accesso sono poche, strette, in cattive condizioni e attraversano centri
densamente abitati.
5) É molto vicina ad importanti insediamenti abitativi


IMPATTO AMBIENTALE ED ECONOMICO DELLA DISCARICA.

Una valutazione d’impatto ambientale ed economico è, ovviamente, cosa più complessa rispetto a quanto tratteggiato in queste semplici note. Tuttavia per grandi linee può essere riassunta nei
seguenti capitoli:
• Danno alla pubblica salute.
• Ulteriori disagi per la popolazione
• Deturpamento paesaggistico e danno al ricostituendo ecosistema del Parco Nazionale del
Vesuvio.
• Danno d’immagine rispetto al turismo e alla Comunità Internazionale.
• Danno alle attività di produzione agricola.
• Danno alle attività di ricezione turistica e di svago.


Danno alla pubblica salute.
I danni alla pubblica salute –in riferimento ad uno stoccaggio di rifiuti conforme al dettato di
legge e, quindi privo di rifiuti di altra natura e pericolosità- derivano essenzialmente dai seguenti
motivi:
1. Esalazioni gassose. É dimostrato che è praticamente impossibile evitare l’emissione di
gas ed esalazioni mefitiche dai siti di stoccaggio dei RSU. L’esperienza della precedente
gestione dell’impianto S.A.R.I. (allora recettivo di una minore quantità di rifiuti pro die)
ha spesso causato fenomeni di nausea con anche alcuni ricoveri ospedalieri per gli abitanti
residenti anche a circa 2 km in linea d’aria dalla discarica. La situazione diviene
particolarmente grave nei mesi estivi quando i fenomeni putrefattivi e fermentativi sono
molto più marcati e quando vi sono correnti eoliche ascendenti. Gravissime sarebbero, poi,
le conseguenze di fenomeni combustivi (anch’essi non rari).
2. Inquinamento della falda acquifera. Un parere del Servizio Geologico Nazionale del
luglio 1997 dichiarava estremamente pericolosa per la salvaguardia della falda acquifera
l’ubicazione di una discarica nel sito in questione6. Studi sulla qualità delle acque di falda
effettuati dall’ARPAC nel 2001 rilevano che nella zona di Terzigno: l’acqua presenta
valori di concentrazione di alcuni macrodescrittori decisamente lontani dai valori medi
della zona, probabile effetto dei già citati elementi di preoccupazione del Servizio
Geologico Nazionale.
D’altra parte qualsiasi cava di roccia si dichiara esaurita quando la materia prima è finita
ed ormai ci si trova su strati di diversa natura (nel nostro caso di sabbia).
Inoltre, nel tentativo di impermeabilizzare l’invaso, la legge e la prassi impongono la
realizzazione di rivestimenti impermeabilizzanti dello stesso (costituiti da strati di argille e
di plastica). Questo è solo un metodo che riporta con pesanti interessi la questione a
distanza di qualche decina di anni. Infatti, un simile strato impermeabilizzante prima o poi
produrrà qualche falla. Nel frattempo il percolato dei rifiuti (idratato dalle precipitazioni
meteoriche) genererà acidi umici (dell’humus) dalla componente organica. Tali acidi
umici sono particolarmente aggressivi per i metalli pesanti presenti nei rifiuti (ad es.:
mercurio, piombo, zinco, cadmio presenti nelle batterie) rendendoli non solo eluibili ma
anche facilmente assimilabili dai sistemi biologici e dall’uomo. A questi va aggiunto un
coacervo di sostanze organiche altrettanto pericolose. Pertanto una qualsiasi falla
permetterebbe l’improvvisa immissione in falda di un’altissima concentrazione di veleni.
Se, allo stato attuale lo sfruttamento della falda a valle della discarica è limitato, non
potremmo dire lo stesso tra decine o centinaia di anni di distanza laddove si paventa da più
parti un periodo di siccità che, inevitabilmente, porterà la comunità umana a cercare nuove
fonti di approvvigionamento idrico anche in queste zone.
3. Contaminazione da percolato delle zone limitrofe. Già l’attuale permanenza della ex
discarica S.A.R.I., mai bonificata, comporta il continuo efflusso (tracimazione dal livello
d’impermeabilizzazione) di percolato che già invade le terre circostanti anche coltivate.
Resta ovvia la preoccupazione per contaminazioni dei prodotti agricoli.
4. Passaggio di autoveicoli. Come già segnalato, si prevede un passaggio medio di migliaia
di camions e autocompattatori da e verso la discarica. Il pessimo stato delle strade, che
sarebbe ulteriormente aggravato dall’intenso transito degli autoveicoli in questione,
comporterebbe un acuimento dei disagi per i cittadini con pericolo per la loro salute. Tali
strade attraversano peraltro centri densamente abitati e, normalmente, con un’elevata
intensità di traffico. I danni per la salute sono ascrivibili a:
a. Alta rumorosità notturna.
b. Polvere (le strade sono in parte costantemente coperte dal terreno dilavato dal
Vesuvio) soprattutto nei periodi siccitosi successivi alle piogge con sollevamento
di polveri fini ed ultrafini.
c. Smog.
d. Percolato sulle sedi stradali fuoriuscito dai mezzi di trasporto.

5. Pullulazione di specie pericolose. Alle discariche, comunemente, si associa una
pullulazione di specie biologiche pericolose per la salute umana sia direttamente (batteri e
parassiti) sia per la presenza e la moltiplicazione di ospiti intermedi e vettori (ratti,
gabbiani, insetti) a loro volta potenziali vettori anche di patologie virali.
Tutti questi pericoli sono anche amplificati dalla natura dei rifiuti. I rifiuti indifferenziati
presentano, infatti, alti rischi di interazione tra composti e la commistione di sostanze diverse lì
presenti per superficialità o dolo. Né i gestori del business rifiuti in Campania hanno mai dato prova di comportamenti virtuosi.
Già uno studio Eurohazcon del 1998 ha evidenziato, su scala europea, un significativo aumento
del rischio di anomalie congenite non cromosomiche tra persone residenti entro 3 km dal sito di
discarica. Da questi primi risultati ne è discesa una letteratura scientifica più articolata e complessa su scala continentale. In questa va inquadrata anche il rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità del 2004 dal titolo Valutazione del rischio sanitario e ambientale nello smaltimento di rifiuti urbani e pericolosi dal quale risulta un elevato tasso di malattie congenite soprattutto per il Comune di Boscotrecase. Anche se tali studi epidemiologici difficilmente possono dimostrare uno stretto
rapporto causa-effetto per l’enorme numero di variabili, ciò che conta sottolineare è che comunque in tali zone dovrebbero limitare l’incremento dei fattori di rischio! Certamente una siffatta discarica a poche centinaia di metri costituirebbe un elemento di rischio. Sarebbe come dare un
pugno in faccia ad un malato terminale.

Ulteriori disagi per la popolazione.
Come già segnalato, oltre ai disagi derivanti da rischi per la salute, la qualità della vita nei
Comuni interessati sarebbe compromessa dall’aumento del traffico veicolare insopportabile per
zone già così congestionate. Va, inoltre segnalato un ovvio deprezzamento del valore degli
immobili e sicure ripercussioni sull’occupazione in quelle attività ricettive di cui si farà cenno
successivamente.


Deturpamento paesaggistico e danno al ricostituendo ecosistema del Parco
Nazionale del Vesuvio.

Già la presenza della discarica di per sé, nel Parco Nazionale del Vesuvio, con l’alterazione di
molteplici parametri ecologici, comporta una grande forza di impatto sul ricostituendo e, pertanto, delicato ecosistema dell’area prospiciente. A questo va aggiunto il moltiplicarsi delle attività umane conseguenti a tale impianto, non ultime a quelle relative al trasporto dei rifiuti (traffico veicolare).
Dal punto di vista strettamente paesaggistico (estetico) per tutto il tempo dell’attività di
discarica e per il successivo (auspicato ma dubbio) periodo di bonifica del sito, il paesaggio ne
sarebbe ovviamente gravemente danneggiato.

Danno d’immagine rispetto al turismo e alla Comunità Internazionale.
Il Vesuvio rappresenta una delle zone maggiormente presenti nell’immaginifico collettivo
mondiale. Esso è strettamente collegato, per i circuiti turistici, a Pompei ed Ercolano, alla penisolasorrentina e a tutta la provincia di Napoli. Una discarica come quella della S.A.R.I. comporta un elevato impatto negativo in tal senso. La stampa internazionale, sempre attenta (anche fin troppo) ai danni arrecati al belpaese denuncerebbe immediatamente tale scellerata scelta con evidente danno di immagine per tutta la provincia.


Danno alle attività di produzione agricola.
La produzione agricola compatibile con l’ecosistema vesuviano sta rivivendo un momento di
sviluppo proprio grazie all’idea di prodotti di qualità ottenuti in un’area protetta. Di particolare
rilievo da un punto di vista economico sono i vini e le albicocche, prodotti tipici della zona. Al di là
di un’effettiva contaminazione del suolo, la stessa idea di discarica comporterebbe una svalutazione di tali prodotti anche vista la grande competitività dei mercati in cui si collocano.


Danno alle attività di ricezione turistica e di svago.
Lungo tutta la via provinciale Panoramica e sulla via Cifelli, che da Boscotrecase s’inerpica sul
Vesuvio, per effetto del Piano Regolatore Intercomunale che ha destinato tali aree a turismo,
recettività e ristorazione, esistono centinaia di esercizi tra alberghi, ristoranti, locali tipici ecc.. Essi svolgono un’intensa attività per tutto l’anno rivolta non solo al turismo ma anche a congressi, ricevimenti e alla quotidiana attività d’esercizio. L’impatto su queste attività economiche sarebbe disastroso.

a cura di Angelo Genovese


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