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Aldo Giuffrè: attore vero!

Il 27 giugno 2010, all'ospedale San Filippo Neri di Roma, si è spento Aldo Giuffré, aveva 86 anni. Attore, comico e doppiatore, Aldo Giuffrè nasce a Napoli il 10 aprile 1924 e comincia subito la sua avventura di attore, una vocazione intuita e vissuta ancora prima di cominciare una "carriera ufficiale". Da ragazzo, mette su piccole commedie e brevi adattamenti di film di successo con gli amici del collegio e allegramente, un giorno, riceve un'importante "benedizione": gli occhi meravigliati di sua madre!

«Non ricordo come accadde che mi trovai in una compagnia che faceva capo a Vincenzino Scarpetta. C'erano tutti i grandi vecchi del teatro dell'epoca, una grande palestra. Io ero "attor giovane brillante", si provava la commedia alle dieci di mattina e la sera si andava in scena: io non conoscevo le commedie di quel repertorio e andavo alle prove senza neanche sapere cosa dovevo recitare, imparavo però rapidamente le parti che mi venivano assegnate e tutto andava bene. Strabiliavo vedendo quei vecchi attori, grassi e panciuti, ma giovani di mente, che si odiavano ferocemente, perennemente l'uno con l'altro. Non si parlavano mai direttamente ma sempre attraverso il suggeritore: "dite a ‘o cavaliere Di Napule ca quanno fa quel soggetto add'aspettà pecché aggia piglià sciato..." diceva uno e il suggeritore ripeteva la raccomandazione. I copioni erano piccoli, pieni di crocette, ogni segno era un lazzo, e il suggeritore mi diceva "ccà ‘o cavaliere Di Napoli fa nu suggetto, quanno ha fernuto attaccate voi" e io terrorizzato mi chiedevo quando avrei potuto dire la mia battuta e come avrei capito che era giunto il momento. Eppure ascoltando imparai a comprendere i tempi perfetti di quei vecchi che sapevano conquistare il pubblico con quelle battute improvvisate di perfetta sapienza. E intanto li guardavo ammirato e rischiavo di perdere la battuta. Il mio magistero è stato splendido, ho avuto tre maestri, tre guide come tre stelle comete che mi hanno portato alla meta: Eduardo De Filippo, che mi ha insegnato il mestiere nobile dell'attore; Giorgio Strehler, che mi ha insegnato il rigore e Cesco Baseggio, che mi ha insegnato la semplicità con cui adoperare lo strumento della recitazione. Ho fatto tutto quel che è stato possibile: Pirandello e De Filippo, testi classici e teatro contemporaneo, commedia e comicità. Ma tra cinema e teatro vince il teatro, perché il cinema è un racconto per immagini in cui l'attore è un soprammobile mentre in teatro è l'attore a darci emozioni. Da quando sono nato c'è qualcosa che mi spinge a fare, a fare, a fare; non mi fermo ma quando poi scendo dal palcoscenico e saluto i colleghi calo una bella saracinesca e divento un uomo qualsiasi con i suoi problemi e la sua allegria rimandando i problemi dello spettacolo all'indomani. E se mi sono scordato una battuta durante lo spettacolo pazienza, vado al ristorante e gli spaghetti me li mangio in santa pace...»

Il teatro

Con la compagnia di Eduardo De Filippo, debutta nel novembre del 1947 al teatro Piccinni di Bari con la commedia "Napoli milionaria". La sua gavetta gli consentì di sperimentarsi in diversi stili espressivi, sviluppando una grande versatilità che lo fece oscillare con estrema facilità dal comico al drammatico. Tornato a Napoli, recitò dal 1946 al '50 nuovamente nella compagnia di Eduardo De Filippo (Filumena Marturano, Questi fantasmi!, Le bugie con le gambe lunghe, Le voci di dentro, La grande magia, La paura numero uno). Rimane in “compagnia” fino al 1952, abbandonandola di tanto in tanto per interpretare, nonostante il suo passato artistico "dialettale", i grandi classici del palcoscenico come Cechov e Goldoni, nelle elaborazioni di Luchino Visconti e Anna Magnani. Affrontò per la prima volta il teatro non dialettale nel 1950, debuttando a Roma con Andreina Pagnani in Chéri di Colette. Dopo aver lavorato con Luchino Visconti a Roma e Puecher a Napoli, si trasferì al Piccolo Teatro di Milano, offrendo una memorabile interpretazione in Le notti dell'ira (1956, per la regia di Strehler). Nella stagione teatrale 1972-73 coronò il sogno di recitare insieme al fratello Carlo (nella commedia Un coperto di più di Maurizio Costanzo), con il quale formò poi una compagnia.

La radio

Entra in radio non ancora ventenne, quando viene assunto presso la sede di Napoli come annunciatore. Passato alla RAI di Roma, dai microfoni di Via Asiago annunciò, il 25 aprile 1945, la fine della guerra. Nonostante gli impegni teatrali e cinematografici, non dimenticò mai la radio, ai cui microfoni interpretò radiodrammi e testi teatrali, da La fidanzata del bersagliere (1960) a O di uno o di nessuno di Pirandello (1965), da Il compleanno di Pinter (1965) a Improvvisamente una notte di Paso (1967), da I corvi del signor Walsh di Sheimer a Il malato immaginario di Molière.

Il cinema

L'approdo al cinema avvenne nel 1947, mentre ancora lavorava con Eduardo De Filippo. Esordì nel film drammatico Assunta Spina di Mario Mattoli, dimostrando di essere in grado di cimentarsi anche con un genere così intenso. Al cinema lavorò come caratterista di lusso in altri vari film, tra cui Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica (1963) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone, fino ad arrivare a prendere parte alle commedie erotiche degli anni settanta. La sua ultima apparizione cinematografica fu in La repubblica di San Gennaro di Massimo Costa (2003).

La televisione

Dal 1960 si dedicò soprattutto alla televisione: inaugurò nel 1961 le trasmissioni del secondo canale con La trincea di Dessì e continuò prendendo parte a numerose commedie e conducendo alcune trasmissioni di varietà grazie alle sue doti di attore che si rivelarono al pubblico del piccolo schermo nelle numerose apparizioni in spettacoli di prosa. Partecipò anche ad originali e sceneggiati televisivi, tra cui La figlia del capitano (1965), nel ruolo del tenente Svabrin, e gli episodi della serie Le avventure di Laura Storm. Nel 1973 condusse il varietà Senza rete.


La vita privata

All'inizio degli anni ottanta un'operazione alla gola lo priva della sua pastosa voce napoletana, ma non gli impedisce di continuare nella recitazione.

È stato sposato con l'attrice Liana Trouché, morta in circostanze drammatiche in un incidente stradale accaduto mentre si trovava su un'Alfa 6 assieme al collega attore Gino Bramieri, che era alla guida, con il quale stava portando avanti le repliche teatrali dello spettacolo di Terzoli e Vaime “Felici e contenti”, diretti da Garinei e Giovannini .



A cura di bardamù


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