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Venerdì 22 Maggio ore 21:30 – TeatroLab: VI Rassegna Musicale e Teatrale

In scena per il primo appuntamento del TeatroLab: VI Rassegna Musicale e Teatrale con tre corti teatrali:
Una donna indifesa con Massimo Bonsai, Roberto Ingenito, Adelaide Oliano, regia di Roberto Ingenito. Liberamente ispirato ad un racconto di Cechov.
La signora Scitova si presenta nell'Ufficio del direttore della banca perché il marito è stato licenziato, e vuole i soldi che gli spettano. Il direttore Pavlov aiutato dal segretario Aleksei fa presente che presso la loro banca il marito non ha mai lavorato, ma la signora non vuole sentire ragioni. L'azione si svolge all'interno di un istituto bancario. Lo spettacolo, dalle tinte comiche, tenta di essere, attraverso i suoi tre protagonisti, l'emblema grottesco dell'incomunicabilità dell'essere umano. L'impossibilità di giungere ad una soluzione sfocia in una “mitragliata” drammaturgica dai ritmi serrati e incalzanti. Un viaggio-studio su un testo poco noto dell'autore russo che si pone l'obiettivo di divertire e coinvolgere sulle note, dalle atmosfere alterne, della Kalinka sovietica.
Le (S)confessioni con Antimo Casertano, Ciro Giordano Zangaro, regia di Fabio Pisano
Infinite verità che si rincorrono in un confessionale di un’anonima chiesa. Una sedia sul palco e niente più. Padre Finnegan seduto; Johsua si appresta ad entrare, trascinando la sua sedia. Chiede di poter confessare i peccati di una vita. Padre Finnegan e Johsua di fronte. Uno con l’altro. Occhi nelle proprie anime e nei propri ricordi. Un passato e un presente, forse, entrambi da dimenticare Johsua è lì in cerca della confessione. Un peccato genera un altro peccato, forse è vero. <Quello che si fa per amore va sempre al di là del bene e del male>, sono queste le parole del giovane che in un modo o nell’altro, in preda al panico o all’isteria, pronuncia; cercando di giustificare un gesto per il quale non c’è perdono, ma redenzione. L’uno di fronte all’altro a fare i conti con un passato che non può esser cancellato, né dimenticato. L’uno che dell’altro è parte, consapevolmente o meno. Il vero nome di Johsua è Nolan ed ha ucciso la sua compagna e suo figlio. Ma prima di essere un assassino è stato un bambino. Un bambino stuprato, traumatizzato e sedotto proprio da un prete; e, non uno qualunque. Dunque, la confessione diviene duplice: ognuno prova a motivare le scelte folli di ciascun uomo che al peccato non sa o non ha saputo, resistere. Nolan non è stato l’unico bambino con cui il prete ha voluto e potuto soddisfare le proprie personali perversioni: sono state 58 le anime innocenti. Vite abusate e poi spezzate. Entra in scena un ragazzino di nove anni, con un sacco pieno di peluche. Prega Finnegan e porge la pistola nelle sue mani, aspettando la morte. Il piccolo continua a lasciar cadere in terra quei pupazzi, simboli di purezza, innocenza, fanciullezza persa e distrutta nel passato. Il finale sospeso è stata la scelta migliore con cui questo corto, magistralmente interpretato dagli attori, potesse concludersi. L’arresto nello svolgere azioni, il rifiuto nel trovare parole ed interrompere un processo nel silenzio, può essere la peggiore vendetta.
Operazione Erode con Fabio Balsamo, Francesco Saverio Esposito, Carlo Liccardo, regia di Giovanni Merano
“Operazione Erode” concilia idee futuristiche/fantascientifiche alla banalità del male. Tre uomini, venuti dal futuro, per adempiere ad un compito che cambierà la storia dell’umanità: uccidere Hitler in fasce. È un teatro che parla a tutti, fruibile universalmente, espresso con la semplicità di un linguaggio diretto e la forza della comunicazione che raggiunge i suoi obiettivi, rinunciando al superfluo e prediligendo l’essenziale. Un sorriso, a volte amaro, permane sul volto dello spettatore.
È la vita che, tragica o comica a tratti, può tutto, anche attraversare la quarta parete e raggiungere il pubblico, protagonista e giudice supremo di chi fa respirare le assi del palcoscenico.


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