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Il sindaco di Pompei alle nozze della nipote del boss Alfieri

Al matrimonio della nipote del boss pentito della camorra napoletana, c’era anche un invitato speciale: il sindaco di Pompei (Napoli) del Pd, Claudio D’Alessio. Tutt’intorno 32 camorristi appartenenti a tre clan di Torre Annunziata, la città della più spaventosa strage nella storia della camorra: 8 morti. La presenza di una «fascia tricolore» seduta tra sorvegliati speciali e pregiudicati per vari reati, a poca distanza dal tavolo degli sposi, Agnese Perillo e Angelo Caldarelli, ha destato sorpresa anche tra i carabinieri del Comando provinciale di Avellino, che hanno fatto irruzione, al momento dell’antipasto, nel lussuoso ristorante «Il Castello» di Lauro. La tensione è salita quando sono arrivati i 70 carabinieri irpini. Tartine e bruschette sono rimaste inevitabilmente indigeste per chi ha fatto della legalità e della trasparenza, una bandiera e una ragione di vita. Ieri, D’Alessio si è ammutolito. La sua portavoce si è limitata a dire: «Il sindaco non parla».

(fonte: ilgiornale.it)

POMPEI (TORRE ANNUNZIATA) - Un matrimonio ‘perfetto’, la sposa in bianco, banchetto in una cornice principesca, invitati eccellenti: politici, noti professionisti, imprenditori, ma anche pregiudicati e affiliati ai clan torresi dei Tamarisco e Gallo-Cavalieri. A guastare la festa ai novelli sposi, l’arrivo di 70 carabinieri del gruppo di Torre Annunziata, coordinati dal colonnello Andrea Paris e del comando provinciale di Avellino, coordinati dal capitano Massimo Fettizio. All’antipasto gli invitati al matrimonio di Agnese Perillo, 30 anni, di Pompei e di Angelo Caldarelli, 32, di Terzigno hanno ricevuto la ‘scomoda’ sorpresa degli ospiti ‘non desiderati’. I militari, in con pettorine e giubbotti, si sono schierati all’interno dello storico Castello dei principi Lancillotto di Lauro, ed hanno pregato signori in giacca e cravatta e signore con abito lungo di accomodarsi ai tavoli. Nessuna perquisizione personale, ma l’identificazione dei 200 invitati al matrimonio, della giovane rampolla di casa Perillo. Agnese, figlia di Michelina La Marca e Alfonso Perillo, è nipote di Salvatore Alfieri, fratello del più noto Carmine. La sua famiglia, oltre a gestire il ristorante ‘La vinicola’ di Pompei, nella centralissima via Roma, gestisce da anni il bar dell’ex Città Mercato, ora Auchan di Pompei. Lo sposo, Angelo Caldarelli appartiene ad una nota famiglia di commercianti di abbigliamento di Terzigno.
A spingere i carabinieri ad effettuare il preordinato controllo al banchetto nuziale della giovane coppia, con molta probabilità, le parentele ‘scomode e tragiche’ di Agnese Perillo.
Infatti, Alfonso Perillo e Salvatore Alfieri, rispettivamente padre e zio della sposa sono stati entrambi uccisi negli anni ‘90, lo zio Salvatore è fratello del pentito Carmine Alfieri, soprannominato ‘o ntufato, capo dell’omonima organizzazione criminale che operava in tutta la Campania negli anni ‘90.
La cerimonia era cominciata alle 16,30 nella chiesa di colle S. Bartolongo a Pompei.
Già nel pomeriggio, i carabinieri aveva seguito a distanza la funzione religiosa, avvistando, alcuni pregiudicati presenti alla cerimonia, poi hanno deciso di ‘partecipare’ anche se non invitati alla festa serale. Le famiglie Perillo-Caldarelli, infatti, hanno continuato i festeggiamenti con i rispettivi invitati al Castello di Lauro di Nola. Alle 20 gli sposi hanno fatto ingresso nella splendida cornice della residenza dei principi Lancillotti. Un buffet e musica di sottofondo per accompagnare gli invitati alla cena nuziale. Poi alle 22, antipasto di mare ‘condito’ da una schiera di carabinieri. Una sorpresa, inaspettata per i due giovani, ma anche per tante persone che -pur conoscendo le antiche traversie della famiglia Perillo - non si aspettavano tanta attenzione da parte delle forze dell’ordine. Ci sono volute circa tre ore per identificare i 200 invitati. Politici, manager, imprenditori, ma anche noti pregiudicati dei clan Tamarisco e Gallo-Cavalieri.
Fino all’una di notte i militari, con molta tranquillità - interrotta a attratti da momenti di tensione e lacrime di sposi e parenti - hanno appuntato i nomi dei presenti, accomodati ai tavoli allestiti nel castello di Lauro. Nomi noti, tra i quali quello del sindaco di Pompei, il democratico Claudio D’Alessio, recentemente eletto per la seconda volta accostati però a quelli di 32 pregiudicati - tra i quali diversi affiliati ai clan Tamarisco e Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata. Uno di loro R. C., 43 anni - affiliato al gruppo Tamarisco, alias ‘Nardiello’, pur di partecipare al matrimonio avrebbe eluso la sorveglianza speciale che gli imponeva l’obbligo di soggiorno nel comune di Torre Annunziata ed è stato denunciato. Verso l’una di notte, quando ormai la cena era rovinata dalla ‘scomoda presenza’ e sposi e invitati fremevano per andare via, la cena è continuata in una parvenza di tranquillità.
A quel punto il giorno delle nozze era diventato ‘indimenticabile’ per i due sposi, Agnese e Angelo, e nel cielo di Lauro di Nola si sono accese le luci dei fuochi d’artificio programmati a conclusione della serata. Nel frattempo, mentre signori in giacca e cravatta e donne in abito lungo, ritornavano a casa, su auto fiammanti i carabinieri del gruppo e quelli del comando provinciale inserivano i nominati nei computer delle forze dell’ordine per controllare nomi, parentele, precedenti penali, ma anche eventuali cariche istituzionali degli invitati.
E il bilancio fa clamore. (r.d.g.)

(fonte: metropolis web)


POMPEI (NA)- In Campania devi averne almeno otto di occhi aperti quando ti invitano ad un matrimonio: non sai mai se gli sposi, i parenti o chissà chi, siano sotto il controllo delle forze dell'ordine, siano intercettati o pedinati. Il motivo è facilmente intuibile: camorra, sempre lei, presente quando meno te l'aspetti e invasiva come pochi altri pericoli derivanti dalle normali frequentazioni. E così accade che il sindaco di Pompei, Claudio D'Alessio, compaia tra le centinaia di invitati presenti alla festa di nozze della nipote di un boss di spicco della malavita organizzata. E che boss: Carmine Alfieri, da Nola, noto con "o 'ntufato" (cioè colui che è sempre di cattivo umore), l'uomo che negli anni 80 diede il via alla mattanza delle truppe dell'allora imperatore assoluto, Raffaele Cutolo, capo indiscusso della Nco, facendo nascere quella che sarebbe poi diventata la Nuova Famiglia. Insomma, roba di sangue, morti e danaro a palate.

Il sindaco della città mariana, del Partito democratico, eletto per la seconda volta consecutiva nel giugno scorso, è stato identificato insieme ai duecento ospiti al banchetto in svolgimento a Lauro, piccolissimo centro a cavallo tra le tre province di Avellino, Caserta e Napoli, terra di camorra anch'essa, dominata in genere dai clan a conduzione femminile: è il luogo dove tre anni fa circa, mogli, figlie e sorelle di gruppi contrapposti si affrontarono in strada a colpi di kalashnikov. Era in corso la festa nuziale quando i militari della compagnia di Torre Annunziata, guidati dal capitano Toti, coadiuvati dagli uomini del comando provinciale di Avellino, fanno irruzione nella sala del ristorante. Scena tipica in Campania, accade sovente, specie quando il tutto è "rallegrato" da nenie para-drammatiche dei cosiddetti cantanti neomelodici. I carabinieri bloccano le uscite e passano via via all'identificazione di tutti quanti in quel momento si trovavano al banchetto. Trentadue pregiudicati erano in sala, oltre a diversi affiliati ai clan Tamarisco-Gallo, due tra le organizzazioni dell'area vesuviana in questi anni all'apogeo del potere criminale. Formalizzata poi anche una denuncia per un membro dei Tamarisco per inosservanza degli obblighi di sorvegliato speciale: non poteva allontanarsi da Torre Annunziata e invece era in provincia di Avellino a festeggiare. Facile che per lui ora il tribunale di sorveglianza emetta provvedimenti restrittivi nuovamente.

Quando poi ha avuto in mano la carta di identità di Claudio D'Alessio, un militare che l'ha riconosciuto ha trasecolato correndo subito a far rapporto ai superiori. Una presenza del genere, in un contesto pubblico, rappresenta un fatto di rilievo che solo un alto ufficiale può e deve maneggiare.

Il primo cittadino di Pompei si è immediatamente difeso, oltre a dirsi fortemente amareggiato per l'accaduto. Ai media che l'hanno interpellato ha dichiarato che "la sposa la conosco sin da quando era una bambina, abita nel palazzo dove ho il mio studio legale (il sindaco fa l'avvocato, ndr). Io ero andato per prendere mia moglie: un attimo dopo ho visto piombare in sala i carabinieri".

(fonte: eolopress)

LAURO - Tra gli invitati al banchetto di nozze di una nipote dell'ex boss della camorra Carmine Alfieri (pentito da diversi anni) oltre a numerosi affiliati a clan e a diversi pregiudicati c'era anche il sindaco di Pompei Claudio D'Alessio, del Pd. La scoperta è stata fatta dai carabinieri della compagnia di Torre Annunziata che ieri sera, in collaborazione con i militari del comando provinciale di Avellino, hanno interrotto il banchetto di nozze in corso in un locale di Lauro, in provincia di Avellino. I carabinieri hanno identificato tutti i circa 200 invitati tra i quali 32 pregiudicati e diversi affiliati ai clan camorristici Tamarisco e Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata. Un 43enne affiliato al gruppo Tamarisco è stato denunciato in stato di libertà per violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Torre Annunziata. Tra gli invitati vi era anche il sindaco di Pompei, eletto al suo secondo mandato nel giugno scorso.

(fonte: il nolano.it)


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