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Personaggi cult: Parisina !

Parisina, la simpaticissima madre del buon Vitellozzo, all’anagrafe Livia Venturini (83 anni), è sicuramente uno dei “personaggi cult” della lunghissima pellicola girata negli ottanta da Massimo Troisi e Roberto Benigni. “Non ci resta che piangere”, pietra miliare della commedia italiana degli ultimi trent’anni, è un film da imparare a memoria, scena per scena, una battuta dopo l’altra, come si faceva con i “cunti”. Ricco di citazioni, imprevedibile, inimitabile, lo avrò visto almeno un centinaio di volte. Leonardo Da Vinci, Ugolone, Astriaha, Pia, Vitellozzo e su tutti lei, la piccola Parisina, che con una sola battuta è entrata nella storia della commedia … “Grazie Mario” anzi “Grazie Livia”

Poco dopo la terribile scoperta di Mario e Saverio (essere nel “quasi 1500” in un paesino di nome Frittole), entra in scena l’anziana madre di Vitellozzo; la quale, incuriosita dai due uomini, comincia a terrorizzare il povero Mario (Troisi) con la “sua voce accussì”.

Parisina: Remigio!
Vitellozzo: Si mamma, è morto…
Parisina: Come è morto? Come Ludovico?
Vitellozzo: No Ludovico qui, come Filippo!
Parisina: Qui?
Vitellozzo: EH COME FILIPPO!!! Comunque mamma, ci penso io, non ti preoccupare, bisogna reagire!
Parisina: E tu come finirai? Come Ludovico o come Remigio?
Vitellozzo: Ho detto basta mamma, bisogna reagire! Se finirò, finirò come il babbo!
Parisina: Qui?
Vitellozzo: EH COME IL BABBO!!! Comunque vai a letto; se vorranno prendermi dovranno prendermi alle spalle… bisogna reagire.

Dopo l’arresto di Vitellozzo, Parisina, rimasta sola, chiede a Mario e Saverio di occuparsi della macelleria di famiglia.

Saverio: Parisina, mi è venuta un'idea, forse, per liberare Vitellozzo.

Parisina: Grazie Mario!!
Saverio: No! Che grazie Mario! Dicevo, stanotte, a ME è venuta un'idea, forse, per liberare Vitellozzo!!
Parisina: Grazie Mario!!


Pittrice, violinista, Livia Venturini debutta nel cinema nel 1943, interrompendo ben presto la sua attività per il precipitare degli eventi bellici. Verso la fine degli anni Quaranta ricomincia a lavorare, le vengono inizialmente proposti ruoli di secondo piano in pellicole di discreta fattura. Non molto alta, viso espressivo e sbarazzino, esile e aggraziata, la Venturini trova nella prima metà degli anni Cinquanta, grazie a Fellini, due ruoli di umana verità, il primo nell’episodio Agenzia matrimoniale dell’antologico Amore in città (1953), dove impersona una donnina candida e tenera che, pur di sposarsi e accasarsi, riesce a sconcertare uno scettico e arido giornalista; l’altro in La Strada (1954), in cui interpreta la dolce e delicata suorina che accoglie con simpatia e comprensione la disperata Gelsomina.

A cura di bardamù

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