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Speciale Musica: Ultimo Attuale Corpo Sonoro – Memorie e violenze di Sant'Isabella

Ultimo Attuale Corpo Sonoro è un gruppo-progetto di Verona in cui sonorità post-rock e alternative sono solo il mezzo per raccontare storie italiane (e non), politiche, che ci riguardano in prima persona anche se ci appaiono lontane, sia a livello temporale-spaziale che da un punto di vista personale. “Memorie e violenze di Sant'Isabella” è un disco di denuncia, da leggere, ascoltare, in cui ci sono parecchi riferimenti storico-culturali che Gianmarco Mercati, voce e testi degli UACS, suggerisce all'ascoltatore nei suoi brani. È un gruppo che ha coraggio e passione ma che non percorre una strada totalmente buia, anzi s'incammina in un percorso già battuto e frequentato dai CCCP e dai Massimo Volume. La voce di Gianmarco Mercati è notevole ma ricorda troppo spesso, nelle parti recitate, il grande Emidio Clementi e, nell'andatura cantilenante, Giovanni Lindo Ferretti. Ma, a differenza di Clementi, il cantante degli UACS ha un timbro di voce profondo e intenso che, in un certo senso, è la sua carta vincente. I testi sono struggenti, emozionanti, storicamente precisi. “Empirismo Eretico” è sicuramente il brano più importante dell'intero lavoro, dotato di un magma che finisce per strabordare nel momento in cui Mercati pronuncia la frase : “Io so, ma non ho le prove”, tratta da un articolo famoso di Pasolini, dal titolo “Cos'è questo golpe? Io so”, pubblicato nel 1974 sul Corriere della Sera.
Sound incisivo e di qualità, voce potente e testi coraggiosi sono i tre punti di forza di questo gruppo veronese che prova a tuffarsi nell'universo alternative italiano proponendosi come i “nuovi cantori” di una realtà politica allo sfascio, che deve essere raccontata per convincere chi non ha ancora capito il mondo odierno.
“Memorie e violenze di Sant'Isabella” è un disco pedagogico, non in senso negativo, che sfrutta le storie di Pasolini e Hikmet per parlare di oggi, cercando di far leva su quella controcultura che, dal dopoguerra ad oggi, da Levi a Calvino, ha cercato da sempre di aprire gli occhi e le orecchie alla gente. La violenza del post-rock colora ulteriormente i testi, che già vivono di luce propria, e dipingono esattamente la realtà decadente che, ancora oggi, respiriamo in Italia.


Francesco Bove


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